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Maculopatia diabetica ed ozonoterapia

venerdì, 05 Febbraio 2021 by Dr Ermanno Lombardo

Maculopatia della retina ed Ozonoterapia

La maculopatia degenerativa senile è una malattia che colpisce in maniera selettiva la parte centrale della retina cioè la macula.

Interessa le persone oltre i 65 anni, specialmente se diabetiche, e rappresenta la prima causa di deficit visivo nel mondo occidentale. Attualmente nessuna terapia è efficace per contrastare questa patologia, ma un trattamento promettente è rappresentato dall’ Ozonoterapia nel rallentamento della progressione della malattia.

I dati presenti in letteratura medica permettono di proporla per rallentare e/o arrestare in modo significativo l’evoluzione della malattia.

Perchè l’Ozonoterapia per la maculopatia?

Normalmente i pazienti vengono trattati mediante la somministrazione di vitamine e antiossidanti che però, purtroppo, hanno un effetto soltanto palliativo.

La validità dell’Ozonoterapia si sta affermando ovunque, è una procedura sicura che sta riscuotendo un gradimento sempre maggiore fra i pazienti in tutto il mondo.

Questa terapia è finalizzata a rallentare e arrestare la progressione della maculopatia degenerativa della retina, migliora l’acutezza visiva e il benessere del paziente, in quanto si generano una serie di meccanismi di difesa contro il danno ischemico e neurotossico impedendo così la morte dei fotorecettori a livello della macula.

I sintomi iniziali possono facilmente essere sottovalutati e sono rappresentati da un certo grado di difficoltà alla lettura, con visione dei colori più sbiadita e necessità di ingrandimento maggiore delle immagini e maggior quantità di luce per leggere.

L’Ozonoterapia è molto utile oltre che per la maculopatia, anche per le retinopatie diabetiche e per la retinopatia ipertensiva, perché riattiva il microcircolo oculare. L’acuità visiva migliora più rapidamente nei pazienti con un deficit iniziale, piuttosto che nei pazienti quasi ciechi. Per questo motivo è consigliato iniziare con l’Ozonoterapia il più presto possibile.

Il Trattamento

I Pazienti vengono sottoposti ad una serie di sedute con Piccola Autoemotrasfusione o con grande infusione venoso di una miscela di Ossigeno-Ozono. E’ totalmente indolore e priva di effetti collaterali di qualsiasi tipo

Informazioni e prenotazioni allo 0661560852 o via whatsapp al 3511306851

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Artrosi e Terapie

lunedì, 07 Dicembre 2020 by Dr Ermanno Lombardo

L’Artrosi

Il termine artrosi deriva dal greco: ἄρϑρων (àrtron), articolazione, ed -osi che sta ad indicare un aumento della quantità di “osso”

L’artrosi rappresenta quindi un processo. La malattia, infatti, è determinata dall’ utilizzo dell’articolazione che colpisce, una sorta di usura dovuta sia al “consumo”  sia all’invecchiamento delle articolazioni, soprattutto quelle sottoposte a maggior carico.

Possono esserne colpite la colonna vertebrale, anche le ginocchia, così come i piedi, le anche, le spalle e le mani.

Questa patologia è causata dalle sollecitazioni continue a cui sono poste le superficie articolari e la cartilagine. E’ soprattutto il ruolo della cartilagine quello che viene a mancare nei processi di artrosi: quando si usura e si fissura, infatti, l’osso viene esposto alla sinovia, che è il liquido che compone le articolazioni.  Questo fa si che si inneschi una risposta infiammatoria, consentendo l’attrito tra le articolazioni che rispondono a questi fattori incrementando anche lo spessore.

 

Tutto ciò provoca un circolo vizioso in cui la cartilagine si rovina, perde di elasticità e quindi diviene maggiormente erosibile. Questo può portare ad una diminuzione dello spazio tra un osso e l’altro, lo spazio articolare, incrementando fenomeni di attrito tra i capi articolari: questo porta quindi al processo infiammazione-dolore-infiammazione-disuso-gonfiore-rigidità.

La cartilagine “rotta”, permettendo lo scorrimento del liquido sinoviale sull’osso stesso, può creare dei piccoli “buchi” nell’uso, i cosiddetti geoidi. La risposta dell’osso però, non tarda ad arrivare e consiste in un ispessimento dello strato superficiale (sclerosi). Ecco qui i 4 segni dell’artrosi:

  1. Erosione della cartilagine con produzione di osteiti (becchi artrosici)
  2. Geoidi
  3. Sclerosi delle sovrapposte superfici articolari
  4. Riduzione dello spazio articolare

Sintomi dell’artrosi

Non è un caso che i sintomi dell’artrosi si manifestino età adulta-anziana. In Italia si stima siano colpite oltre 6 milioni di persone, sia uomini che donne.

Seppur correlata all’invecchiamento, ci sono alcuni fattori che possono amplificare o favorire la comparsa dell’artrosi:; in base a quello che abbiamo detto sopra, infatti, l’obesità gioca un ruolo importante aumentando le sollecitazioni ed il carico sulle articolazioni.  Ma non solo.

Ci sono in gioco anche fattori genetici, fattori legati alle professioni svolte, sport praticati, uso continuo e ripetuto di alcune articolazioni (pensiamo ai dattilografi o ai piastrellisti), posizioni forzate (idraulici), fino al ruolo che possono giocare malattie importanti come le artriti.

Ma quali sono i sintomi più comuni?

Tutti abbiamo avuto modo id venire in contatto con i sintomi dell’artrosi: un nonno, un amico più anziano di noi o un conoscente. Il dolore è un dolore prevalentemente di tipo meccanico: la rigidità e la limitazione funzionale nell’utilizzo di un articolazione sono i sintomi più frequenti, insieme al dolore durante la movimentazione dell’articolazione stessa. Il dolore è spesso causato, anche, dalla produzione dei becchi artrosici (osteofiti) che sono la risposta dell’osso ad un maggior carico o ad una distribuzione diversa del peso: questi becchi vanno a “scorticare” i capi muscolari che li vicino passano, ledendoli e ferendoli, impedendone lo scorrimento pulito. E generando dolore.

Per questo il dolore aumenta con l’uso dell’articolazione (si dice che il dolore dell’artrosi aumenta con il movimento), e quindi scompare la sera e non c’è al mattino al risveglio. Questa è la differenza che spesso si nota con un dolore di tipo infiammatorio o artritico che, invece, scompare con il movimento ed aumenta a riposo. Per questo il riposo è parte integrante della terapia dell’artrosi.

I becchi atrofici, di cui abbiamo detto sopra, oltre a ledere i muscoli (che vi “strusciano” e si infiammano) possono andare a colpire anche i nervi ed i vasi sanguigni provocando dolori di tipo differente, come avviene sulle faccette articolari della colonna vertebrale (che noi andiamo a trattare con l’ossigeno-ozonoterapia).

La diagnosi

Come per tutto, è fondamentale una accurata visita medica con l’esame obiettivo dell’articolazione indicata. Si possono valutare le deformità (i bozzi), il dolore durante un movimento o meno, il tipo di dolore in base al tipo di movimento effettuato, quanto è limitato il movimento priva di avvertire dolore ecc ecc.

L’esame principale resta però la radiografia (RX) della parte da studiare che può mostrare i quattro segni dell’artrosi sopra descritti, oltre altri segni di interesse radiologico.

Terapia

Non esiste una terapia unica per l’artrosi: ogni forma è diversa dall’altra e va studiata bene la causa originaria. Solitamente è comunque una terapia del dolore, poiché non sempre è possibile la risoluzione chirurgica del problema che rappresenta l’unica soluzione per eliminarlo alla radice (protesi al ginocchio, acromion-plastica, protesi d’anca ecc).
Sicuramente, nel paziente obeso, va effettuata una dieta dimagrante. Sono di aiuto i farmaci antinfiammatori e la fisioterapia, anche se il benessere dura il tempo della presenza in circolo del farmaco o poco più.

Molti benefici si ottengono dalla terapia infiltrativa, sia con cortisonici che con Acidi Ialuronico (oggi ne sono presenti molti diversi sul mercato che debbono essere manovrati sapientemente dal terapista perchè possono dare ottimi risultati se usati nel modo giusto). Questi ultimi hanno lo scopo di “lubrificare ” l’articolazione colpita, con benefici di tipo meccanico, che possono durare da pochi mesi a 612 mesi in base al protocollo utilizzato.

Una terapia che si è mostrata molto utile nell’alleviare i dolori e nell’aiutare il paziente a ridurre la degenerazione artrosica è senz’altro quella con ozono: si tratta di alcune infiltrazioni intra articolari o nei dintorni della stessa, che oltre al ruolo antinfiammatorio hanno una componente di rivascolarizzazione riattivando il microcircolo locale.

Infine, ultimo arrivato nello strumentario medico, il Plasma ricco di piastrine, detto anche Pappa piastrina, o PrP, in cui il ruolo fondamentale è dato dalla capacità delle piastrine di riparare le lesioni presenti. In alcuni cosi, si è avuta evidenzia non solo di arresto della malattia, ma anche di miglioramento, grazie all’arricchimento con fattori di crescita.

Spesso, a questa terapia, si può aggiungere la terapia con cellule staminali prelevate dal paziente stesso (su questo la letteratura medica è in corso di evoluzione).

Quando tutto questo non funziona, l’unica terapia che rimane è quella chirurgica che consiste nella pulizia dell’articolazione e e nella sostituzione dei capi ossei con una protesi. Le protesi moderne sono compatibili con le risonanze magnetiche, sono anallergiche, durano nel tempo, sebbene possano essere sostituite dopo 20-30 anni di utilizzo.

Vuoi intraprendere un percorso di cura? Scrivimi Whatsapp al 3511306851 o chiama lo studio di casalotti allo 0661560852

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Contrastare la Cellulite con l’ Ozonoterapia

mercoledì, 28 Ottobre 2020 by Dr Ermanno Lombardo

Contrastare la cellulite con l’ozonoterapia

La Cellulite (Panniculopatia Edemato Fibro Sclerotica) è una patologia del tessuto connettivo sottocutaneo, dovuta principalmente ad un’alterazione del microcircolo.
In alcuni casi possono insorgere altre cause che ne determinano l’evoluzione in senso patologico e clinico.
L’Ossigeno Ozonoterapia, ormai da molti anni, riveste un ruolo di primo piano nel trattamento della cellulite, grazie alla capacità di modificare, da un punto di vista biochimico, le cause della patogenesi della malattia stessa.
Può avere quindi un effetto curativo (al netto della riduzione dei fattori di rischio e fattori causali esterni).
Varie sono le cause favorenti l’insorgenza della malattia: fattori genetico-costituzionali, il sesso (quasi esclusivamente femminile) i disordini alimentari qualitativi e quantitativi,problemi digestive e intestinali (stipsi), gli atteggiamenti posturali viziati, la vita sedentaria, lo stress, il tabacco e l’apporto idrico insufficiente.
I diversi quadri descritti permettono di capire l’efficacia dell’Ossigeno Ozonoterapia nella cellulite (P.E.F.S).
L’Ozono infatti si lega ai doppi legami di carbonio delle catene lunghe degli acidi grassi e le spezza, le catene lunghe vengono scisse in catene brevi (idrosolubili) che possono essere eliminate attraverso il circolo venoso e quello linfatico.
Inoltre, l’aumento della deformabilità dei globuli rossi dovuto all’ ozono ne facilita il transito attraverso i capillari, tale fenomeno unito all’ aumento del 2.3 di fosfoglicerato porta ad una migliorata irrorazione tissutale con maggiore disponibilità di ossigeno e quindi un migliore trofismo del tessuto sottocutaneo.
Uno studio accurato ha valutato i risultati mediante R.M, che ha consentito di dimostrare, già alla decima seduta di ossigeno ozonoterapia, una riduzione della circonferenza dell’arto inferiore, con successiva ulteriore conferma alla quindicesima.
Clinicamente, parimenti ai dati sperimentali, si può sottolineare come, durante il trattamento, si realizzi un progressivo miglioramento del tono cutaneo, sottocutaneo e del derma, ed una riduzione del senso di pesantezza degli arti inferiori, avvertito dalle pazienti prima della terapia.
Concludendo, si può affermare che l’Ossigeno-Ozonoterapia sia una metodica estremamente efficace nel trattamento della cellulite (P.E.F.S).
Non solo per la possibilità di contribuire ad una riduzione, in termini di volume del tessuto edemato-fibro-sclerotico, ma in quanto in grado di portare ad un miglioramento del microcircolo, contribuendo in maniera determinante, alla rimozione di una delle cause fondamentali della formazione e della evoluzione della cellulite.
Altro fattore importante da valutare, è la durata delle sedute: le prime sedute andrebbero effettuate a distanza di una settimana, per poi poter allungare l’intervallo ad ogni due settimane. Per il mantenimento si consiglia una seduta al mese. Questo dato risulta importante soprattutto per impostare una terapia in previsione della bella stagione, anche se nulla osta ad effettuare il trattamento in Estate (nessuna controindicazione)
Per la tua prima valutazione chiamami al 3511306851 o scrivi una mail
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10 piccoli consigli per prevenire il mal di schiena

martedì, 11 Agosto 2020 by Dr Ermanno Lombardo
Oggi ti voglio suggerire 10 piccoli consigli per prevenire il Mal di Schiena

Spesso si tratta di episodi dovuti a posture sbagliate, debolezza muscolare o rigidità articolare. Facendo attività fisica con costanza si irrobustisce la colonna vertebrale e si prevengono ricadute.

Molto spesso il Mal di Schiena origina da movimenti “sbagliati”, ossia effettuati con distrazione, e che coinvolgono la flessione in avanti del busto con rotazione, tipo allacciare le scarpe.

Se invece si ha una protrusione o un ernia, il discorso cambia totalmente: è meglio consultare uno specialista del mal di schiena, perchè le terapie “conservative” non risolvono realmente il problema, ma “nascondono la sporcizia sotto il tappeto”.

Un italiano su tre resta a casa dal lavoro. La maggior parte delle volte si tratta di un episodio doloroso dovuto a posture errate, rigidità articolare o debolezza muscolare (lombalgia acuta), facilmente trattabile con una sola seduta di ozonoterapia o un piccolo ciclo di fisioterapia.

Di seguito alcuni piccoli consigli per prevenire il Mal di Schiena, prima che diventi un dolore cronico ed insopportabile.

1. Non rimanere a letto troppo a lungo. Con il movimento migliora o si risolve in nove casi su dieci. I movimenti di allungamento sono i più indicati, morbidi e prolungati. Il nuoto esercita un massaggio naturale alla colonna vertebrale. La colonna è fatta per essere una entità in movimento, quindi non bisogna stare troppo sdraiati.

2. Il dolore può essere Acuto (che dura un mese) o cronico (che non passa dopo tre mesi). In ogni caso è meglio intervenire. Se il dolore non passa né con analgesici né con terapie strumentali (che sappiamo essere inutili), è consigliabile rivolgersi ad un medico o uno specialista.

3. Evitare per quanto possibile le punture: irrigidiscono la schiena e immettono in circolo solamente “robaccia” che distrugge il fegato. Meglio farsi valutare dallo specialista.

4. Per prevenirlo mantenere livelli di attività fisica elevati! Praticare un’attività sportiva almeno una o due volte la settimana purché lo si faccia con costanza: nuoto, jogging, camminata, tennis, ballo, bicicletta…

5. Cercare di non stare seduti troppo a lungo: una pausa ogni due ore. La schiena deve essere ad angolo retto rispetto alla seduta, un sostegno morbido a livello della zona lombare, le cosce aderenti la seduta.

Cercare di fare micro esercizi mentre si è seduti: giare la sedia lateralmente per mantenere la colonna in movimento, camminare molto, non usare l’ascensore, parcheggiare lontano, preferire le scale, alzarsi ogni volta che è possibile…

Usare il trucco della bottiglietta d’acqua: bere fa benissimo. Inoltre si usa una bottiglia da 33 cl si ha la fortuna che la si finisce in un paio di sorsi, e quindi bisogna andarla a riempire di nuovo: muoversi, muoversi, muoversi

6. Non stare troppo in piedi nella stessa posizione. Cercare di mantenersi appoggiati a un piano per scaricare il peso che altrimenti graverebbe sulla colonna oppure variare il peso da una gamba all’altra.

7. Se costretti a guidare a lungo utilizzare un buon sostegno lombare. Il volante deve stare all’altezza delle braccia, che devono risultare semi-flesse.

8. Nei momenti di pausa approfittatene per fare qualche esercizio di stretching, da concordare caso per caso con lo specialista o con il Fisioterapista. Presto lanceremo un volume con gli esercizi maggiormente utili.

9. Il dolore aumenta negli stati di Stress. Bisogna imparare a gestire la stanchezza e muovere il collo quando si è troppo seduti.

10. Attenzione a sollevare i pesi. Regola numero uno: non piegare la schiena, ma flettere le ginocchia. Due: tenere il peso vicino al corpo. Tre: spostarle il peso muovendo i piedi, senza fare torsione del busto.

Spero che alcuni di questi consigli ti possano essere utili nell’immediato

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Hai dolore alla schiena, ma non sai cos’hai e cosa fare? Ecco 10 punti che possono aiutarti

martedì, 04 Agosto 2020 by Dr Ermanno Lombardo

Hai dolore alla schiena, ma non sai cos’hai e cosa fare? Ecco 10 punti che possono aiutarti

Oggi ti voglio svelare il segreto della Diagnosi, ossia ti voglio far capire come, a parte cialtroni vari in giro per il paese, dovrebbe essere un Iter diagnostico e terapeutico per capire quale sia la causa del dolore.

1) Cerca di capire che tipo di dolore hai. Devi capire se il dolore è permanente, se invece varia con le posture del corpo o quando sei a letto. Se peggiora con i movimenti o se migliora.

2) Il primo passo da fare è andare dal propri medico e riferire questi sintomi nel dettaglio, in modo da dargli una prima idea di quale esame fare.

 3) La prima azione da compiere prima di qualunque esame è prendere, chi può farlo, un anti-infiammatorio da banco. Ne esistono tantissimi (nel report che puoi scaricare li ho analizzati in dettaglio), e sono tutti più o meno validi per i dolori iniziali.

4) Se il dolore persiste bisogna iniziare ad indagarne il motivo: un corretto iter diagnostico, come sicuramente ti suggerirà il tuo medico consiste in un primo esame della colonna mediante radiografie standard.

5) Se i risultati non sono discriminanti allora sarà opportuno farsi vedere da uno specialista del mal di schiena o da un ortopedico o dal fisiatra, i quali potranno chiederti ulteriori indagini radiologiche (colonna sotto carico, in flessione ed estensione, con proiezioni oblique a seconda del sospetto) o di Risonanza Magnetica

6) Con queste indagini lo specialista dovrebbe essere in grado di stimare una diagnosi. Qui nasce il problema però: non esistono trattamenti validi per la cura del mal di schiena. Le prime, infatti, tendono a dare informazioni di tipo posturale e sull’assetto globale della schiena, eventuali fenomeni di artrosi o problemi generali. La risonanza invece, da informazioni definitive per ciò che riguarda le ernie del disco.

7) A questi punto si deve passare al lavoro: le prime poche cose che si possono fare sono prevalentemente palliative (ossia nascondono la sporcizia sotto il pavimento) e consistono in fisioterapia, ginnastica posturale, anti infiammatori, anti dolorifici, cortisone, Muscoril e Voltaren.

8) Se sei fortunato e rientri in quei mal di schiena passeggeri, questi rimedi possono essere effettivamente molto utili ed il dolore può passare (per ora)

9) Se invece, come spesso accade, il dolore passa per qualche periodo, ma poi torna più forte di prima allora non rimangono che due soluzioni: la chirurgia e l’Ozono terapia. La Chirurgia viene considerata la pratica che meglio di tutte eradica il problema, tuttavia sottopone il paziente a diversi problemi: rischi, complicanze, impossibilità di tornare indietro, recidive (come d’altronde tutti i metodi di prima), terapie post operatorie, immobilizzazione post intervento, fisioterapia e riabilitazione.

10) L’Ozono viene considerato invece, la paladina degli scontenti. Questo perchè rappresenta l’ultima spiaggia prima dell’intervento, e perchè, dopo svariati tentativi, chi giunge a fare l’ozono (stranamente sempre come ultimo rimedio) poi per un buon periodo sperimenta l’assenza dal mal di schiena. Ovviamente, anche qui, le recidive possono tornare, con il vantaggio però che:

a) l’ozono si può rifare ogni qualvolta uno volesse;

b) in molto casi (fino l’80%) l’ozono cura la causa del mal di schiena, e cioè, spesso, un ernia, riducendola di spessore (asciugandola).

Ora che hai un quadro chiaro, non lasciare che il mal di schiena prenda il sopravvento. Curalo. Eliminare il dolore, oggi, si può!

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